Il tesoro di Capitan Ciccio (OGGI)

di Antonio Murzio

Mazara del Vallo (Trapani), maggio – Se chiedi a capitan Ciccio in che giorno le reti del suo peschereccio issarono a bordo la statua, lui ti risponde: “Il giorno di Lucio Dalla, il 4 marzo”. Ma nella canzone Dalla può riferire solo dicerie sul “bell’uomo che veniva dal mare”. Francesco Adragna, per tutti “Capitan Ciccio”, invece, il 4 marzo del 1998 il suo “bell’uomo”, nelle fattezze bronzee di un Satiro danzante del IV secolo a.C., se l’é trovato faccia a faccia. Un incontro che solo ora, a distanza di sette anni, si può dire fortunato per il cinquantenne pescatore mazarese. Insieme agli otto uomini del suo equipaggio di allora, finalmente capitan Ciccio riceverà dalla Regione una ricompensa. L’annuncio é stato dato dall’assessore regionale ai beni culturali della Sicilia, Alessandro Pagano. A Mazara per l’inaugurazione della mostra “Aspettando il Satiro” (la statua originale é attualmente in trasferta in Giappone per l’Expo 2005), Pagano ha anticipato ai microfoni dell’emittente mazarese Teleotto l’entità del premio. Agli autori del ritrovamento spetteranno tra i quattro e i cinque milioni di euro, in base al valore attribuito da un perito alla statua, che fu ripescata a sessanta miglia al largo di Mazara in  acque internazionali. Per la divisione del premio, é deciso, i marinai rispetteranno il codice del “pescato”: all’armatore del “Capitan Ciccio”, Toni Scilla, andrà il cinquanta per cento; ad Adragna, in qualità di capitano, la metà dell’altro cinquanta per cento; il resto del premio sarà diviso tra i membri dell’equipaggio in proporzione al “grado” (nostromo, macchinista, ecc.). Dall’annuncio ad oggi, la vita di capitan Ciccio Adragna, che solca i mari da quando aveva quindici anni, non è cambiata. E non cambierà, almeno nelle sue intenzioni. “Quando l’assessore Pagano ha parlato in televisione – dice – io ero a pesca e, fino a quando non vedo il decreto, rimango cauto. La notizia l’ho appresa solo dai giornali, non ho ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale”. Capitan Ciccio ora ha una sua società e un suo peschereccio, battezzato “Prassìtele”, in onore di uno scultore greco dello stesso periodo del Satiro. Nel porto nuovo, dove il suo motopesca è attraccato, qualche vecchio collega ne pronuncia il nome sbagliando l’accento. Lui, che a scuola c’è andato solo fino alla terza media, subito lo corregge. Se gli chiedi, intanto, cosa farà con un milione e duecentocinquantamila euro – a tanto ammonta all’incirca la sua parte di ricompensa – serafico minimizza: “Una crociera con mia moglie. Una settimana sul Mediterraneo, per festeggiare i venticinque anni di matrimonio”. Altra priorità, le figlie da sistemare. “Ho tre ragazze, di 23, 20 e 18 anni: le prima è parrucchiera, la seconda fa l’estetista, la più piccola intende continuare gli studi”, spiega. Il suo racconto viene interrotto dalla chiamata sul cellulare proprio di una delle figlie. “Mi ha chiesto di portare per pranzo un chilo di vongole – riporta divertito dopo aver chiuso il telefono -, ma dico io: con quattro femmine in casa sempre ‘sto fesso si deve preoccupare di comprare il pesce?” Sbaglia, però, chi pensa che il suo buonumore si debba alla notizia della maxi ricompensa. Capitan Ciccio, raccontano a Mazara, è uno che sin da ragazzino, ai tempi in cui faceva il mozzo di bordo, è sempre stato gioviale e disponibile con tutti. E proprio a lui, che nella pacifica marineria da pesca ha trascorso l’intera esistenza, è toccato combattere a terra una lunga battaglia legale. Lui e gli altri pescatori da una parte, la Regione Sicilia dall’altra. Per l’ente, che inizialmente negava addirittura il diritto alla ricompensa, il valore della statua si sarebbe dovuto fissare ad un miliardo e settecento milioni delle vecchie lire, molto meno dei circa dieci miliardi ora stimati. Nel corso di questi anni non sono mancati per Adragna alcuni momenti difficili: “Sono stato anche indagato”, racconta. “Dopo il ripescaggio del Satiro, mi si volevano attribuire intenzioni che non ho mai avuto, come quella di vendere la statua a collezionisti privati. Per fortuna – cita in dialetto un proverbio siciliano – “aria pulita non ha paura che tuoni”: così io ho sempre avuto la coscienza a posto”. “Quando l’equipaggio imbragò nelle reti il Satiro” – capitan Ciccio rivive con enfasi quei momenti – “io ero alla radio, a scambiare chiacchiere con il comandante di un’altra imbarcazione. Mi precipitai fuori dalla cabina, richiamato dalle grida dei miei uomini. Ricordo la statua, piena di fango, che pian piano riemergeva dalle acque. Il Satiro veniva su, sembrava mi guardasse. Un anno prima, nel 1997, avevamo recuperato solo la gamba, finalmente ritrovavamo il resto. Avvertire via radio la Capitaneria di Porto fu la prima cosa che feci”. A Mazara, in seguito, al Satiro è stato dedicato un museo. Oggi é possibile anche per i non vedenti apprezzare l’opera, grazie ad un apposito percorso dotato di pannelli in alfabeto Braille. Una copia in dimensioni reali del bronzo può essere usufruita col tatto. Una scelta molto apprezzata da Capitan Ciccio, che è diventato l’eroe di questa cittadina dell’estremo lembo occidentale della Sicilia. Un eroe a volte dimenticato: “Quando il Satiro fu esposto a Montecitorio, nel suo discorso inaugurale il presidente Ciampi ringraziò tutti tranne noi pescatori. Allora presi carta e penna, gli scrissi una lettera e la spedii al Quirinale. So che è arrivata a destinazione perché mi sono informato tramite le Poste. Mai ricevuto una risposta, però. Niente, nemmeno un rigo. Sono infuriato per questo: si può dire?” Ad Adragna e al suo equipaggio si deve anche il ritrovamento di un altro reperto bronzeo, una zampa d’elefante, conservata nel Museo del Satiro. Ma non è nelle intenzioni di capitan Ciccio dedicarsi a tempo pieno alla ricerca di tesori sottomarini. “I fondali del Canale di Sicilia sono un vero forziere e spesso nelle reti usate per la pesca a strascico, insieme a gamberi, seppie, triglie e merluzzi, tiriamo su pezzi di anfore”, spiega, “e questo per noi pescatori è normale”. Poi chiosa: “Ma di qui a scrivere, come qualcuno ha fatto, che sarei pronto a nuove avventure ce ne passa. E chi sono, capitan Findus?”.